Il Governo aveva promesso di inserire in manovra 660 milioni tramite fondi del Pnrr, ma nella legge di Bilancio risultano 300.000 in meno. Le associazioni studentesche: “Il ministero ha spostato i fondi sugli alloggi universitari”.
La Legge di bilancio disattende la promessa del Governo fatta alle generazioni dei fuorisede. Le risorse, sbloccate dal governo e promesse nella manovra 2024, subiscono una cesoia netta: un taglio di 300.000 euro al fondo affitti. Tuonano le associazioni studentesche e il centrosinistra, che da mesi fa delle rimostranze degli studenti il suo cavallo di battaglia: “Ennesima presa in giro del governo”, ha commentato per esempio Nicola Zingaretti, ex presidente della Regione Lazio.
Fondo affitti, 300.000 euro in meno in manovra. Zingaretti: “Insufficienti per i costi medi di un affitto”
L’annosa questione del caroaffitti tiene banco ormai da mesi tutto il Paese. A maggio 2023 il governo Meloni annunciò che, per far fronte alle centinaia di tende che si ammassavano davanti ai principali atenei italiani e alle istituzioni, avrebbe sbloccato 660 milioni di euro tramite il Pnrr. A oggi, però, la scelta del governo è assai diversa.
Il Consiglio dei ministri aveva autorizzato prima dell’estate il fondo dopo un’interlocuzione con la Commissione europea, lavorando a un emendamento che “confermasse l’immediata operatività” delle misure. Nello specifico, quei 660 milioni di euro sarebbero serviti all’acquisizione di nuovi posti letto disponibili presso alloggi o residenze per studenti delle istituzioni della formazione superiore.
Il dietrofront del governo, però, è arrivato circa un mese dopo, a giugno 2023: come annunciato dal presidente della commissione Affari costituzionali della Camera, Nazario Pagano (Forza Italia), l’emendamento del governo Meloni al cosiddetto “decreto Pa” che sbloccava 660 milioni di euro era stato ritirato perché bocciato per estraneità di materia. Il governo, per evitare il rischio di inammissibilità, ha così annunciato nuovamente di voler presentare in Commissioni Affari costituzionali e Bilancio di Montecitorio l’emendamento in questione in un altro decreto (il n. 51/2023 sugli enti pubblici e la solidarietà sociale). A dicembre, quando è stata approvata la manovra finanziaria, i fondi sono stati però riconsiderati un’ulteriore volta.
“È l’ennesima presa in giro del governo agli studenti”, ha esclamato Zingaretti, “i fondi per gli affitti, in ritardo di un anno e i contributi sono assolutamente insufficienti per i costi medi di un affitto. Le associazioni studentesche fanno bene a denunciarlo con forza. Basta proclami e promesse. Il ministero e il governo devono aumentare i fondi e garantire tempi certi. Si tratta di garantire un diritto costituzionale”.
Fuorisede in difficoltà: il 29% non riesce a pagare affitto e bollette
Una situazione su cui il Governo espresse anche interessamento, come trapelò dalle stesse parole della ministra dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini. ““È un tema prioritario che troverà spazio anche nella prossima legge di bilancio”, affermò a ottobre 2023 la ministra. A distanza di pochi mesi, però, la manovra approvata il 29 dicembre 2023 ha considerato un fondo di soli 300 milioni, aumentando le risorse sulle borse di studio ma, come spiegato dall’Udu (Unione degli universitari) a Repubblica, “Semplicemente il ministero ha tagliato sull’edilizia generale degli atenei, spostando i soldi sugli alloggi universitari”.
Stando alla ricerca nazionale sulla condizione abitativa degli universitari, condotta da Cgil, Udu e Sunia, il 29% degli universitari è oggi in grave difficoltà economica nel pagare affitto e bollette. A preoccupare, stando alle associazioni di categoria, è anche il numero di affitti in nero, troppi sembrano dichiarare di non avere un contratto regolare: quasi il 40% degli studenti lo accetterebbe pur di risparmiare qualcosa. Secondo l’ultimo report di Udu e Cisl, pubblicato su Immobiliare.it, il 30% degli studenti non può permettersi una singola, dal prezzo medio nazionale di 430€. In questo modo, i principali poli universitari corrispondono anche alle città più care, rendendo il diritto allo studio sempre più un privilegio.